Menzione speciale di Legambiente al documentario di Francesco Ferri e Paolo Caselli
Si è conclusa nella Giornata Mondiale dell’Ambiente la XXII edizione di CinemAmbiente, il Festival internazionale di cinema e cultura ambientale organizzato a Torino dal Museo Nazionale del Cinema. Il festival, che si conferma come uno dei più importanti eventi cinematografici ambientali del panorama internazionale, vede da diversi anni la collaborazione di Legambiente che con i propri educatori ambientali supporta CinemAmbiente Junior, la sezione del Festival dedicata ai ragazzi, e al tempo stesso assegna un riconoscimento al miglior documentario italiano in concorso.
La menzione speciale dell’associazione ambientalista è stata assegnata quest’anno a “The Climate Limbo” di Francesco Ferri e Paolo Caselli, documentario sulla complessa connessione tra disastri ambientali e migrazioni. Attraverso le storie di Queen, costretta a fuggire dalla Nigeria a causa dei danni causati dal petrolio sull’ambiente, di Rubel, scappato dalle inondazioni del Bangladesh, e le voci di Francesco, Luigi e Carlotta, agricoltori e allevatori italiani che si confrontano con il problema della desertificazione e della perdita di biodiversità in Italia, il film documenta come il cambiamento climatico spingerà sempre più persone a lasciare la propria terra. A fare da cornice scientifica sono un glaciologo, un fisico climatologo e un avvocato dei diritti dell’immigrazione. Ancora non esiste un riconoscimento della condizione di rifugiato climatico nel sistema di asilo internazionale, milioni di uomini e donne vivono in un limbo creato dall’uomo e dal suo impatto sull’ambiente.
“La forte emergenza climatica in cui ci troviamo ci viene raccontata dalle voci scientifiche di un glaciologo, di un fisico climatologo e di un avvocato dei diritti dell’immigrazione ma anche da allevatori e agricoltori che con la desertificazione, la mancanza di biodiversità ci hanno a che fare tutti i giorni. La scelta di raccontare questa emergenza sul doppio binario dell’analisi scientifica e dell’ecologia umana si sposa perfettamente con l’impostazione operativa di Legambiente. E’ con piacere che decidiamo di premiare il lavoro di Francesco Ferri e Paolo Caselli perché ne condividiamo l’approccio, ma soprattutto riconosciamo l’urgenza di agire contro i cambiamenti climatici, di tradurre in azione l’Accordo di Parigi, di intraprendere un impegno concreto e tempestivo sulle procedure di tutela giuridica dei migranti climatici”.
Questa la motivazione del premio assegnato a “The Climate Limbo” da parte dei giurati di Legambiente Sergio Capelli (circolo Legambiente Metropolitano), Alice De Marco (Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta) e Federica Sisti (Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta). Ora la pellicola premiata partirà in una vera e propria tournée tra le iniziative estive organizzate dai circoli di Legambiente e farà tappa in particolare ad agosto al Clorofilla Film Festival nell’ambito di FestAmbiente a Rispescia (GR). Un riconoscimento concreto mirato a diffondere a più persone i messaggi contenuti nel documentario.
Per denunciare e riflettere sull’inadeguatezza dei target di riduzione delle emissioni climalteranti al 2030 Legambiente, insieme al Climate Action Network Europe, sostiene la campagna europea People’s Climate Case, una vera e propria causa da parte di 10 famiglie provenienti da Germania, Portogallo, Romania, Francia, Italia, Svezia e da altri paesi non europei contro il Parlamento e il Consiglio europei. Le famiglie, tra cui una famiglia ricorrente italiana residente a Cogne (AO), ritengono che la riduzione delle emissioni nazionali di gas serra di un minimo del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 sia inadeguato a far fronte alla concreta necessità di prevenire il rischio climatico e insufficiente a proteggere i loro diritti fondamentali di vita, salute, occupazione e proprietà. Esse sostengono che, a fronte di quanto sancito dal diritto europeo e internazionale, questo obiettivo di riduzione sia troppo basso; sottolineano che l’Unione ha il dovere legale di non causare danni e di proteggere i diritti fondamentali dei suoi cittadini. Nel consentire ulteriori emissioni e non esercitando il proprio potere decisionale al meglio delle possibilità, la Ue sta invece ledendo i loro diritti fondamentali. Chiedono alla Corte di Giustizia europea di sancire che la questione del cambiamento climatico ricade nella sfera dei diritti umani e che la Ue ha la responsabilità di proteggere i loro diritti, quelli dei loro figli e delle future generazioni.
Per sostenere la decisione delle 10 famiglie di citare in giudizio i legislatori europei e la loro richiesta all’UE affinché tuteli i diritti fondamentali è stata anche lanciata una petizione che si può firmare a questo link: https://act.wemove.eu/campaigns/i-cittadini-contro-l-ue-2
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