Lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo (AL) vuole ampliare la produzione di cC6O4 proprio quando tracce del composto sono state trovate in falde e pozzi.
Legambiente chiede che Provincia, ASL, Arpa e Comune si oppongano all’ampliamento della produzione
La Solvay chiede di ampliare la produzione di cC6O4, una sostanza brevettata dall’azienda situata a Spinetta Marengo (AL): se ne parlerà nella Conferenza dei Servizi domani martedì 23 giugno, presso la Provincia di Alessandria.
Tutto ciò avviene a pochi giorni dal ritrovamento di tracce del composto nelle falde e in un pozzo dal quale si preleva l’acqua potabile per gli abitanti di Montecastello (AL), prelievo ora ufficialmente sospeso «a scopo precauzionale».
Il cC6O4, registrato proprio da Solvay e da Miteni nel registro ECHA nell’ambito del Regolamento REACH, è classificato dall’Agenzia Europea delle sostanze chimiche come tossico, corrosivo e non biodegradabile ed è lampante che questa sostanza –al di là del suo fuorviante nome commerciale- sia semplicemente una delle tante sostanze perfluoroalchiliche dette PFAS. Quali siano le emissioni legate alla sua produzione non è dato sapere, visto che i dati contenuti nei documenti relativi alle autorizzazioni sono coperti da omissis a tutela del segreto industriale.
In Italia e in Piemonte non esiste una normativa che limiti tali sostanze: solo il Veneto con una norma regionale ha una regolamentazione. Questo impone una cautela ancora superiore, a maggior ragione viste le dispersioni di questi inquinanti riscontrate nell’ambiente circostante lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo.
“In un momento storico come il presente – dichiara Andrea Minutolo, Responsabile Scientifico di Legambiente – in cui stiamo faticosamente uscendo da una pandemia che ha duramente provato il tessuto economico e sociale, e che ha messo duramente alla prova il sistema sanitario nazionale, non possiamo incrementare i fattori di rischio in nome di un’economia che naviga in senso contrario a quello della sostenibilità. Ci siamo ripetuti a più riprese che lo stop imposto dall’emergenza sanitaria avrebbe dovuto essere un’occasione per una ripartenza con modalità nuove, sostenibili, di maggior rispetto per l’ambiente e per la salute umana. Permettere un incremento della produzione di cC6O4 senza alcuna tutela normativa, più che una nuova ripartenza sembra un triste ritorno al passato. Da Miteni e dal Veneto arriva un monito che non possiamo assolutamente ignorare”.
“E non ci si venga a raccontare che l’ampliamento della produzione è dovuto alla richiesta di mascherine in periodo post-COVID – dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – perché la relativa richiesta è stata pubblicata il 1 ottobre 2019! In ogni caso se Solvay aumenta la produzione di mascherine con la membrana filtrante in PTFE, politetrafluoroetilene espanso, che viene realizzato proprio con il cC6O4, ci chiediamo quanto di questo composto verrà messo in circolo nell’ambiente, stante la dispersione di DPI a cui stiamo assistendo, e cosa avverrà con lo smaltimento di queste mascherine per incenerimento o deposito in discarica. Tutto ciò al di là delle ricadute che già stiamo vedendo sul territorio attorno allo stabilimento alessandrino”.
L’area dello stabilimento di Solvay a Spinetta Marengo è sottoposta ad un’attività di bonifica e di messa in sicurezza, in atto già dal 2010, che coinvolge aree diverse dello stabilimento sia per la componente terreni che per le acque di falda. Ad oggi la bonifica da Cromo VI è ancora inspiegabilmente ben lontana dall’essere ultimata, né per i terreni né per le acque di falda, ed inoltre, come certificato recentemente da ARPA Piemonte, le misure messe in atto dall’azienda non possono garantire il contenimento delle acque inquinanti all’interno del sito industriale in condizioni meteoclimatiche straordinarie, come quelle che si sono verificate negli ultimi mesi a causa delle ingenti piogge invernali.
“Non possiamo sottovalutare le emissioni in atmosfera dei vari inquinanti, e in particolare di cC6O4,– dichiara Michela Sericano, presidente del Circolo Legambiente Ovadese – emissioni che possono determinare ricadute anche a parecchi chilometri di distanza, come nel caso del pozzo dell’acquedotto di Montecastello, e come avviene nel New Jersey, dove a diversi chilometri da uno stabilimento Solvay è stata riscontrata contaminazione da PFAS propagatasi per via aerea. Leggiamo proprio oggi, in un articolo pubblicato il 5 giugno 2020 sulla prestigiosa rivista scientifica “Science”, che i ricercatori del New Jersey, per dimostrare che quell’inquinamento era causato proprio dalle produzioni tipiche di Solvay, hanno esaminato dei campioni di acqua proveniente “downstream of Solvay Specialty Polymers Italy (Spinetta Marengo, Alessandria, Italy)”
( https://science.sciencemag.org/content/368/6495/1103 )”.
Per tutto questo Legambiente Ovadese, in occasione della Conferenza dei Servizi che deve decidere se consentire a Solvay la produzione industriale di cC6O4 nello stabilimento di Spinetta, ha organizzato per domani martedì 23 giugno, alle ore 10.00, una manifestazione davanti alla sede della Provincia di Alessandria, in via Galimberti 2 e via Scassi, per affermare ancora una volta, insieme ai cittadini di Alessandria, che ASL, ARPA, Comune e Provincia devono rigettare motivatamente la richiesta di Solvay.