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Smog, l’Italia e le procedure di infrazione: “No a misure tampone e d’emergenza, servono interventi strutturali”

L’European Environmental Bureau, Legambiente e Cittadini per l’Aria delineano la strada per uscire dall’emergenza smog in Italia. L’Italia e le procedure di infrazione: nei prossimi giorni a Bruxelles la decisone della Commissione sulla qualità dell’aria. Le associazioni: “No a misure tampone e d’emergenza, servono interventi strutturali e azioni ad hoc sia a livello nazionale che locale”

L’emergenza smog italiana non consce stagionalità, almeno a Bruxelles. Dopo i vertici sulla qualità dell’aria dello scorso 30 gennaio e 9 febbraio è arrivato il momento di conoscere la decisone della Commissione europea, prevista nei prossimi giorni, sulle procedure di infrazione per la qualità dell’aria per i 9 Paesi in procedura di infrazione, tra cui c’è anche l’Italia.

L’ultimatum della Commissione Europea al nostro Paese ha portato il ministro dell’Ambiente Galletti a fornire alla Commissione gli aggiornamenti sulle misure pianificate dall’Italia in materia di inquinamento atmosferico. Se valutate misure poco concrete o poco efficaci, ci sarà il rinvio alla Corte di giustizia europea con inevitabili e salatissime multe per l’Italia.

Legambiente e Cittadini per l’Aria insieme all’European Environmental Bureau (EEB) – la più grande rete di associazioni ambientaliste e cittadini in Europa composta da circa 140 organizzazioni in oltre 30 paesi – hanno richiesto, ed ottenuto, dal Ministero dell’Ambiente la documentazione fornita alla Commissione europea per superare il richiamo di Bruxelles. Le misure previste e sottoposte al giudizio della Commissione non coprono tutti i settori in cui bisognerebbe intervenire in maniera drastica e andrebbero applicate in maniera molto stringente nel nostro Paese per essere efficaci e risolutive.

“Come ribadiamo da anni, non servono misure sporadiche, stagionali e poco efficaci nella lotta all’inquinamento, ma è urgente mettere in atto interventi strutturali e azioni ad hoc sia a livello nazionale che locale – dichiarano le associazioni –. Le aree urbane devono essere il cuore di questo cambiamento che deve ripartire da un diverso modo di vivere e pensare le città, con investimenti nella mobilità collettiva, nella riconversione sostenibile dell’autotrazione e dell’industria, nella riqualificazione edilizia, nel riscaldamento coi sistemi innovativi e nel verde urbano.” Il settore agricolo e il trasporto marittimo devono anch’essi dare il proprio contributo alla risoluzione di quest’emergenza.

Le proposte presentate dal Ministero dell’Ambiente riguardano diversi settori che vengono trattati in compartimenti stagni e gestiti in maniera disomogenea, mentre per le associazioni occorrerebbe integrarle tutte insieme in un Piano Nazionale che fissi già da subito obiettivi ambiziosi che garantiscano la salvaguardia della salute delle persone e del nostro ambiente.

Ogni anno l’inquinamento atmosferico causa oltre 430mila mila morti premature in Europa, di cui oltre 60mila solo in Italia, con costi sanitari miliardari.

 

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