Presentato a Torino il quarto rapporto dell’Osservatorio congiunto su innovazione e sostenibilità nel settore delle costruzioni. Riqualificazione e messa in sicurezza: il futuro dell’edilizia per Legambiente e sindacati: “I Comuni aggiornino i regolamenti edilizi in chiave innovativa e adottino piani regolatori a zero consumo di suolo”
Per Legambiente e i sindacati ci sono tutte le condizioni per uscire dalla crisi del settore edilizio, mettendo al centro delle politiche le città e la rigenerazione energetica e statica del patrimonio esistente. Lo dimostrano gli investimenti e le innovazioni nel settore raccontati nel IV Rapporto dell’Osservatorio congiunto Fineal Uil – Filca Cisl – Fillea Cgil – Legambiente su “Innovazione e sostenibilità nel settore edilizio” presentato questa mattina a Torino. Dal 1998 ad oggi sono stati realizzati oltre 9 milioni di interventi di recupero edilizio grazie alle detrazioni fiscali e dal 2007 circa 2,5 milioni di interventi di efficientamento energetico. I numeri e le analisi contenuti nel rapporto OISE dicono che i vantaggi sono stati straordinari in termini di cantieri aperti e opportunità per le famiglie e per il lavoro. Ma anche che gli incentivi possono essere migliorati e resi più efficaci nella loro applicazione.
“La sfida, che deve essere accompagnata con forza da Governo e Regioni, è di tornare a creare lavoro attraverso migliaia di cantieri di messa in sicurezza del territorio e riqualificazione del patrimonio edilizio, con obiettivi energetici e di sicurezza statica e sismica –ha dichiarato Enrico Fontana, responsabile nazionale Economia Civile di Legambiente-. Le innovazioni negli edifici e nei cantieri, nei materiali e nelle tecnologie raccontate nel Rapporto dimostrano come questa visione del futuro sia già a portata di mano. La vera grande questione è la confusione di responsabilità rispetto a chi si debba occupare di guidare questa transizione; il problema fondamentale non è quello delle risorse economiche, perché le opportunità di investimento risultano significative. E’ paradossale, ma di efficienza energetica si occupano, in teoria, il Ministero delle Infrastrutture, quello dello Sviluppo Economico, quello dell’Ambiente, oltre all’Enea a cui sono stati affidati sempre più importanti compiti. Nella realtà non c’è alcuna regia che permetta di comprendere come il nostro Paese si muoverà nei prossimi anni per superare tutte le barriere burocratiche e normative. L’impegno comune di Legambiente e sindacati è di lavorare perché questa prospettiva prenda piede e permetta di invertire la curva dell’occupazione, arrivando a recuperare gli 800 mila posti di lavoro persi nel settore, attraverso la riqualificazione e manutenzione dell’enorme patrimonio edilizio italiano”.
Per fare in modo che questo avvenga Legambiente e i sindacati rivolgono al Governo sette richieste puntuali: rendere strutturali gli ecobonus per le ristrutturazioni edilizie; garantire un sistema di controlli e sanzioni sulle certificazioni energetiche; rendere immediatamente operativo il fondo per l’efficienza energetica introdotto con il decreto legislativo 102/2014; escludere dal Patto di Stabilità gli interventi sul patrimonio pubblico certificati e verificati di riduzione dei consumi energetici; semplificare le procedure per gli interventi di riqualificazione dei condomini rendendo operativo quanto previsto dalla Legge di Stabilità; istituire una cabina di regia del Governo per dar vita a un progetto industriale per il settore delle costruzioni; approvare quanto prima una legge per lo stop al consumo di suolo.
Il dossier di Feneal Filca Fillea e Legambiente sottolinea come, dopo una pesante crisi durata otto anni, questo sia il momento buono per accompagnare il settore delle costruzioni verso un nuovo ciclo industriale incentrato sulla rigenerazione urbana, cogliendo i tanti segnali positivi già esistenti, e per tornare a creare lavoro. La terapia della rigenerazione può funzionare in Italia proprio perché sono notevoli i cambiamenti già avvenuti: in questi anni difficili il settore non si è infatti solo ridimensionato ma ha anche spostato il proprio baricentro verso il recupero, che oggi rappresenta circa il 70% del mercato complessivo. Sono le politiche europee, oggi, ad aiutarci a individuare la rotta per i prossimi anni. Una strada, peraltro, tracciata chiaramente dall’accordo sulla riduzione delle emissioni di CO2 uscito dalla COP21 di Parigi, che porterà l’Unione Europea a rivedere obiettivi e strumenti per accelerare la transizione.
Il Piemonte e la Valle d’Aosta, insieme alle Province Autonome di Trento e Bolzano, Lombardia, Emilia-Romagna e Liguria, sono tra le regioni in cui la normativa su rendimento ed efficienza energetica degli edifici è più avanzata. In queste regioni sono in vigore da tempo norme che impongono un limite massimo alla trasmittanza termica delle pareti esterne e una percentuale minima di schermatura delle superfici vetrate (il 50% in Emilia-Romagna ed il 70% in Liguria, Lombardia e Piemonte) per ridurre gli effetti del soleggiamento estivo. Per quanto riguarda i limiti di trasmittanza delle pareti esterne i requisiti più restrittivi sono applicati in Provincia di Bolzano, dove il valore massimo ammesso è di 0,16 W/m2 K, e in Provincia di Trento, in Piemonte e Valle d’Aosta dove il requisito è di 0,30 W/m2 K. Il Piemonte è inoltre l’unica regione ad aver portato l’obbligo per le nuove costruzioni, e nei casi di nuova installazione degli impianti solari termici, al livello di produzione minima del 60% di acqua calda sanitaria da fonti rinnovabili. In Valle d’Aosta questa percentuale si abbassa al 50%.
Liguria, Lombardia e Piemonte prevedono sanzioni sia in fase di edificazione sia successivamente alla realizzazione degli edifici nei casi in cui i costruttori non consegnino la certificazione energetica al proprietario o nel caso in cui il certificatore rilasci un attestato non veritiero o dichiari un falso impedimento all’installazione dei pannelli solari. Per effetto della legge regionale 13 del 2007 in Piemonte vengono anche sanzionati i proprietari degli immobili in cui non sono stati installati impianti solari termici integrati nella struttura edilizia con una multa tra i 5.000 ed i 15.000 euro. Lo stesso discorso vale per gli impianti di solare fotovoltaico per i quali la multa varia tra i 2.000 e i 10.000 euro. Il punto dolente riguarda però i controlli: se sia in Provincia di Trento che di Bolzano le verifiche della certificazione energetica riguardano tutti gli edifici, in Piemonte e Valle d’Aosta il controllo viene effettuato soltanto “a campione”.
“Per sostenere innovazione e sostenibilità nel settore edilizio anche i Comuni possono e devono fare la loro parte mettendo mano ai propri regolamenti edilizi attraverso parametri che spingano la riduzione dei consumi energetici e idrici e migliorino vivibilità e salubrità delle abitazioni -ha dichiarato Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Anche in vista delle elezioni amministrative, che a breve interesseranno molti Comuni, ci auguriamo che questi temi entrino nel dibattito pubblico e che i futuri Sindaci si impegnino ad introdurre norme virtuose nei regolamenti edilizi con l’obiettivo sia di migliorare qualità e prestazioni degli edifici rispondendo alle nuove esigenze e forme dell’abitare ma anche al fine di scongiurare i rischi crescenti per le persone e il territorio legati ai cambiamenti climatici. E’ inoltre sempre più evidente come intervenire sulle prestazioni energetiche degli edifici sia una scelta che produce vantaggi locali, in termini di minore inquinamento, e per l’economia attraverso la riduzione della spesa energetica delle famiglie che mediamente tra elettricità e riscaldamento si aggira tra i 1500 e i 2000 euro all’anno”.
Ad oggi sono 94 i Comuni piemontesi che hanno introdotto parametri di sostenibilità nei propri regolamenti edilizi. Esempi positivi sul fronte del solare termico arrivano da Rivoli (To), in cui viene incentivato il raggiungimento del 70% del fabbisogno annuale di acqua calda sanitaria e del 20% del fabbisogno di calore per la climatizzazione invernale tramite solare termico. Un buon esempio sul fronte del risparmio idrico arriva invece da Torre Pellice (To) in cui per gli edifici di nuova costruzione e per interventi di ristrutturazione edilizia integrale, si deve prevedere l’utilizzo di sistemi individuali di contabilizzazione del consumo di acqua potabile per ogni unità immobiliare. Esempi positivi arrivano anche da Volvera (To) dove sono previsti incentivi per l’utilizzo di pompe di calore e da Pieve Vergonte (Vb) dove è previsto l’obbligo, laddove gli impianti termici vengano installati in edifici residenziali con un numero di unità abitative superiore a 4, che siano di tipo centralizzato e dotati di termoregolazione e contabilizzazione del calore per ogni singola unità abitativa.
Alla presentazione del IV Rapporto OISE sono intervenuti, tra gli altri, rappresentanti dei sindacati di categoria Fillea Cgil, Filca Cisl, Feneal Uil, del sindacato degli inquilini Sicet Piemonte, del coordinamento soci di Banca Etica e del laboratorio di nuova economia ToLab.
Il Rapporto completo su: http://bit.ly/1OrGkuv