Legambiente: “Le misure fin qui adottate non sono state sufficienti, servono interventi più coraggiosi e risorse economiche adeguate tagliando i sussidi alle fonti fossili. Il Governo scommetta su un Piano nazionale contro l’inquinamento che abbia davvero al centro la mobilità sostenibile, la rigenerazione urbana, l’innovazione, l’efficienza energetica e la riconversione sostenibile dell’autotrazione, dell’industria e dell’agricoltura”. Flash mob dell’associazione. Esposto lo striscione “Ci siamo rotti i polmoni”
Per Legambiente sul fronte delle politiche antismog arrivano timidi passi avanti: se da una parte il protocollo Aria Pulita sottoscritto da ministeri di – Ambiente, Economia, Sviluppo Economico, Infrastrutture e trasporti, Politiche agricole, Salute – con le Regioni e le Province autonome rappresenta in parte una buona notizia per l’ambiente, dall’altra parte le risorse pianificate fin qui non sono, però, sufficienti per ridurre le emissioni inquinanti, migliorare la qualità dell’aria e renderle le città più vivibili. Quello che manca è una strategia complessiva fondata su risorse certe che metta davvero al centro le aree urbane, dove oggi si concentra una sfida importante e decisiva soprattutto nella lotta ai cambiamenti climatici, e che punti sulla mobilità sostenibile, sulla rigenerazione urbana, sulla riconversione sostenibile dell’autotrazione e dell’industria, sulla riqualificazione edilizia, il riscaldamento con sistemi innovativi. Senza dimenticare che il settore agricolo e il trasporto marittimo devono dare il proprio contributo alla risoluzione di quest’emergenza.
Per questo l’associazione ambientalista oggi da Torino – nel corso del flash mob che ha organizzato in occasione della due giorni di Clean Air Dialogue italiano – ha rilanciato le sue proposte antismog che riguardano il trasporto pubblico, privato e commerciale, il settore dell’energia, quello del riscaldamento domestico, dell’agricoltura e dell’urbanistica, ribadendo che l’urgenza di definire una strategia e un piano nazionale contro l’inquinamento con misure strutturali ed economiche di ampio respiro che siano in grado di coinvolgere tutte le città e i territori d’Italia. Tra gli interventi che l’associazione chiede e propone c’è ad esempio quello di: ripensare l’uso di strade, piazze e spazi pubblici delle città creando ampie “zone 30” e prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani, potenziare il trasporto pubblico locale, urbano e pendolare, prevedere rete ciclabili che attraversino nelle diverse direttrici i centri urbani; ma anche ripensare il proprio stile di vita in una chiave più ecofriendly. E poi introdurre politiche di Road Pricing e Ticket pricing e zone a basse emissioni nelle aree urbane più popolate, vietare l’uso di combustibili fossili inquinanti nel riscaldamento degli edifici; diffondere nuove tecnologie e sistemi (come le pompe di calore e il district heating), stabilire nuovi strumenti per rilanciare gli interventi di riqualificazione energetici.
“Oggi il premier Conte ha ribadito che l’aria è un bene di tutti e che c’è la volontà e l’impegno dell’Italia di allinearsi alle direttive Ue. Parole – commenta il Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani – alle quali devono seguire fatti concreti di lungo termine, per questo chiediamo all’Esecutivodi avere il coraggio di imprimere su questo fronte un cambiamento davvero concreto attraverso politiche antismog più efficaci e coraggiose che si integrino con quelle regionali e metropolitane, perché le misure adottate fino ad oggi non sono state a nostro avviso sufficienti. In questi anni l’emergenza inquinamento atmosferico è stata affrontata in maniera disomogenea ed estemporanea. A quasi nulla sono serviti i piani anti smog in nord Italia scattati il primo ottobre 2018 con il blocco, parziale, della circolazione per i mezzi più inquinanti. Gli interventi di cui abbiamo bisogno devono avere al centro un diverso modo di vivere e pensare le città e devono essere in grado di portare un complessivo cambiamento degli stili di vita e della mobilità dei cittadini, incentivando la pedonalità, dando più spazio alla ciclabilità e alla micromobilità, potenziando il trasporto pubblico con nuove risorse, puntando su innovazione ed efficienza energetica, senza dimenticare che in questa partita sono coinvolti anche settori come quello agricolo e industriale. Misure e interventi chiesti più volte anche dall’Europa, che è stato spesso un vero salvagente per tanti Paesi e soprattutto per l’Italia, che si è più volta pronunciata in merito chiedendo alla nostra Penisola, sulla quale gravano diverse procedure di infrazione, un impegno serio e concreto su questo fronte per tutelare non solo l’ambiente ma anche la salute dei cittadini. Ora è giunto il momento di dimostrarlo spostando una parte dei 19 miliardi di euro di sussidi alle fonti fossili per una concreta lotta allo smog e alla crisi climatica”.
“Le misure finora adottate in Piemonte sono state evidentemente insufficienti per rispondere all’emergenza ambientale e sanitaria in corso – dichiara Federico Vozza, vicepresidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Per questo chiediamo al neo presidente della Regione Cirio, partendo dal nuovo Piano regionale per la Qualità dell’Aria e di concerto con i presidenti delle altre regioni del Nord Italia, politiche più coraggiose nel settore dei trasporti, primo imputato della grave situazione di inquinamento che vive la nostra regione. È prioritario promuovere in modo efficace la mobilità sostenibile e disincentivare in parallelo l’uso dell’auto privata, coinvolgendo e condividendo il più possibile le scelte strategiche con le associazioni e la cittadinanza tutta. Per incentivare spostamenti casa-scuola-lavoro sostenibili occorre però che la nuova Giunta parta da un piano per la completa riattivazione delle linee ferroviarie tagliate in tutto il Piemonte nel 2011/2012”.
Legambiente ricorda infine che in questa partita svolge un ruolo importante il piano energia e clima. L’Italia è ancora in tempo per dotarsi di un Piano Energia e clima più ambizioso ed in linea con la soglia critica di 1.5°C. Quello di cui abbiamo bisogno è un piano nazionale coerente con l’Accordo di Parigi, che punti ad un futuro energetico al 100% rinnovabile e sull’efficienza energetica per ridurre consumi e importazioni; che acceleri la transizione fuori dalle fonti fossili (cancellando gli assurdi sussidi diretti e indiretti previsti), che renda davvero possibile l’uscita dal carbone al 2025.