Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta

No a nuovi inceneritori. Sì a nuovi impianti industriali per il riciclo

“Si riduca la produzione di rifiuti, cresca la raccolta differenziata, migliori la qualità, si facciano gli impianti necessari, evitando quelli inutili o, peggio, dannosi”. 

Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta lancia la sfida ad amministrazioni e territorio: “È necessario un cambio di passo deciso in un territorio che è stato per troppo tempo alla finestra. Tutti, dalle amministrazioni alle aziende, ai cittadini, assumano una nuova consapevolezza” 

“Negli ultimi quattro anni la crescita della raccolta differenziata in Piemonte è stata troppo lenta – dichiara Alice De Marco, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta inferiore al punto percentuale all’anno. Questo ci ha permesso di raggiungere con gran ritardo, l’obiettivo del 65% di RD. Situazione analoga in Valle d’Aosta, con una sostanziale stasi dal 2019 ad oggi. Gli obiettivi comunitari sono ben più sfidanti di quelli raggiunti: entro il 2025 saremo chiamati ad un riciclo del 55% dei rifiuti prodotti, 60% entro il 2030 e 65% entro il 2035. Di questo passo non saremo in grado di rispettarli. È necessario un cambio di marcia netto: si lavori seriamente alla riduzione dei rifiuti (tema trascurato dal Piano Regionale Piemontese PRUBAI) e al riuso. Si potenzi una raccolta differenziata che punti alla quantità, ma soprattutto alla qualità, tema troppo spesso ignorato da amministrazioni e gestori di servizio. L’obiettivo ultimo deve essere il riciclo effettivo. Si diffonda in tutti i Comuni la tariffazione puntuale per premiare le utenze più virtuose. A valle della raccolta differenziata dobbiamo avere gli impianti per il riciclo del materiale raccolto: digestori anaerobici per produrre compost e biometano, impianti industriali di recupero delle materie prime critiche dai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, quelli di riciclo dei prodotti assorbenti per le persone e quelli che trattano le terre da spazzamento. ‘Rifiuti Zero, Impianti Mille’, abbiamo sempre dichiarato. Ma il via libera è solo per gli impianti per l’economia circolare, non certo per gli inceneritori. In questo momento in Piemonte si parla di due impianti di termovalorizzazione: uno per gli RSU previsto dal PRUBAI (la localizzazione non è ancora definita: le ipotesi vanno da un nuovo impianto nel sud est della regione o un ampliamento dell’esistente Gerbido di Torino), uno per i rifiuti speciali proposto da A2A a Cavaglià, in provincia di Biella. Non sono questi gli impianti di cui abbiamo bisogno e siamo fermamente contrari ad entrambi”. 

Il Rapporto Rifiuti Urbani – Edizione 2023, recentemente pubblicato da Ispra evidenzia come la crescita della raccolta differenziata piemontese sia eccessivamente lenta, con una crescita negli ultimi 4 anni di meno di 4 punti percentuali (dal 63,24% del 2019 al 67,05 del 2022). Parallelamente la produzione di rifiuti rimane stabilmente sopra i 2.100.000 tonnellate anno, con una medi pro-capite di 497 kg/anno. In Valle d’Aosta il trend è ancora meno positivo, con una sostanziale crescita zero della differenziata (meno dell’1,5%, passando dal 64,53% del 2019 al 66,05% del 2022) e una produzione di rifiuti di oltre 616 kg/abitante all’anno. 

“Gli obiettivi individuati dal PRUBAI piemontese sono molto ambiziosi in termini di raccolta differenziata (82% al 2035) – dichiara Sergio Capelli, Direttore di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta –  tanto da risultare irraggiungibili in assenza di un cambio di passo: mantenendo una curva di crescita come quella degli ultimi anni, al 2035 saremmo di poco sopra al 75%. Quelli di produzione (2.000.000 di tonnellate annue) sono estremamente timidi: meno del 4% totale, pari allo 0,36% annuo. Quello che più preoccupa, però, è la qualità della raccolta differenziata. La sensazione è che stia calando sensibilmente, in tutte le frazioni, complice anche il ritorno in ampie zone del territorio alla raccolta stradale, seppur con cassonetti a riconoscimento utente. Siamo costretti a parlare di sensazioni, perché non esistono dati ufficiali in tal senso. Aumentare la percentuale di raccolta differenziata senza accrescerne la qualità è un escamotage che permette di raggiungere vecchi obiettivi comunitari (il 65% targettizzato al 31/12/2012), ma che ci allontana sempre di più dagli obiettivi di riciclo effettivo previsti dal Pacchetto Economia Circolare del 2018. Una riduzione della produzione di rifiuti associata ad una crescita quali-quantitativa della raccolta differenziata e alla costruzione di nuovi impianti industriali di riciclo è la sola strada che ci può allontanare dalla costruzione di nuovi inceneritori, sia che rientrino nella pianificazione pubblica, come quello previsto nel PRUBAI, sia che facciano capo a progettazione privata, come quello proposto a Cavaglià. Altro non sarebbero che un ostacolo enorme all’economia circolare che auspichiamo, oltre a nuove fonti di inquinanti e gas climalteranti: l’inceneritore del Gerbido, ad esempio, emette circa 650.000 tonnellate di CO2 equivalenti ogni anno”.

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