Nella giornata del 30 novembre scorso Legambiente ha organizzato il momento di approfondimento “TAV: a che punto siamo?” durante il qual sono ulteriormente emerse le criticità di un progetto vecchio di oltre trent’anni, sostanzialmente fermo e che non tiene in alcun conto la situazione odierna e le problematiche più recenti.
“Aderiamo e parteciperemo alla marcia No Tav del prossimo 8 dicembre. Come sempre, più consapevoli che mai”.
“Quando parliamo di TAV – dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – parliamo di un progetto nato fra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso. C’era ancora il Muro di Berlino, c’erano ancora le Torri Gemelle, era un mondo che oggi è completamente cambiato. Perseguire nella realizzazione di un progetto che, qualora vedesse la luce, nascerebbe per soddisfare le esigenze di un “piccolo mondo antico” che oramai non c’è più, spazzato via da una modernità che ci lancia nuove sfide. Veniamo dall’estate più calda e siccitosa di sempre, eppure stiamo parlando di un’opera che, secondo le carte progettuali drenerà dalle nostre montagne una quantità d’acqua spropositata, e che già oggi, quando non esiste un solo centimetro di opera definitiva, sta già drenando 100 litri al secondo dalle riserve idriche montane. Siamo sprofondati in una crisi climatica ed ecologica senza precedenti, eppure parliamo di un’opera che, se rispettasse le tempistiche previste, come previsto dalla Corte dei Conti Europea non sarà in grado di compensare le emissioni per la propria costruzione prima del 2050, ponendosi fuori da ogni perimetro previsto dalla Legge sul Clima europea. E parliamo di emissioni stimate in modo approssimativo, non esistendo ad oggi un progetto definitivo per le tratte nazionali di accesso. Dobbiamo essere coraggiosi e fermare quello che si configura come un colossale spreco di risorse economiche e ambientali, nonostante una piccola parte dei lavori sia già stata eseguita”.
Le evidenze presentate dalla Commissione Tecnica Unione Montana Valle Susa durante l’incontro d’approfondimento “TAV a che punto siamo” dello scorso 30 novembre non lasciano spazio a dubbi: parliamo in un’opera che, ad oggi, ha già sconfessato tutti i reiterati annunci sui tempi di realizzazione (ad oggi sono previsti ulteriori ritardi); che in trent’anni ha visto attivarsi solo lavori preliminari senza realizzare un solo centimetro di ferrovia funzionante; che in un’epoca di profonda crisi economica prevede spese per 30 miliardi al netto degli ultimi rincari energetici e dei materiali; che emetterà in atmosfera oltre 10 milioni di tonnellate di CO2 oltre a quantità elevatissime di ossidi di azoto e micropolveri peggiorando una qualità dell’aria già pessima che ha portato più di un processo di infrazione da parte della UE. Un’opera pensata secondo priorità che non esistono più: oggi sulla linea storica passano già 3 coppie di TGV e due coppie di FrecciaRossa ogni giorno, per una capacità di oltre 4000 passeggeri. La linea storica è ampiamente sottoutilizzata anche in termini di trasporti merci, potrebbe aumentare la propria portata di almeno sette volte.
Hanno partecipato all’incontro anche i Fridays for Future Torino, rappresentati da Laura Vallaro, portavoce nazionale del movimento, incentrando il loro intervento sul rapporto fra crisi climatica e opera e sull’impatto che la stessa avrà sull’emergenza ambientale e sociale.
“Da sempre Legambiente è convinta che il dialogo con i territori su cu si voglia calare un progetto infrastrutturale debbano essere coinvolti e che un dialogo preventivo stretto e schietto sia imprescindibile. In Valle Susa ciò non è accaduto e siamo giunti ad una situazione di totale militarizzazione della Valle, con una tensione costante e ingentissime spese per i servizi di sicurezza. Dobbiamo avere il coraggio di fermarci – conclude Giorgio Prino – dobbiamo avere il coraggio di fermare chi continua a dire no ideologici: no al diritto ad un ambiente più sano, no al diritto ad un futuro più sereno, no al cambiamento di un modello di sviluppo che ha creato e continua a creare disparità inaccettabili, economiche, sociali ed ambientali. Dall’analisi dei numeri non riusciamo a percepire una sola ragione tecnica per proseguire in questo progetto. Non capiamo quali possano essere le ragioni di tale pervicace accanimento. Per questa ragione Legambiente, come sempre nel passato, aderirà alla marcia prevista per l’8 dicembre prossimo. Urleremo forte il nostro sì ad un futuro più sostenibile. Un futuro senza una nuova linea ferroviaria di cui non si sente alcuna esigenza!”.