Dall’azzeramento della Legge Obiettivo al rafforzamento del trasporto ferroviario pendolare. Legambiente presenta 5 proposte al Governo Renzi per voltare pagina
“Basta leggere i giornali di questi giorni per farsi un’idea di come siano gestiti i cantieri delle grandi opere, da chi siano scelte le priorità d’investimento in questo Paese e sulla base di quali criteri. E’ ora di dirigerci a passo svelto fuori dal tunnel delle grandi opere”. Non poteva che partire dai fatti di cronaca giudiziaria degli ultimi giorni la giornata di studi “#fuoridaltunnel, inutilità e danni delle grandi opere” promossa da Legambiente ad Arquata Scrivia, comune interessato dal contestato progetto del Terzo Valico dei Giovi. Un’opera figlia del “sistema Incalza” dall’inizio alla fine: senza gara, senza controlli, con immensi costi pubblici e guadagni privati. Un’infrastruttura di 53 chilometri, di cui 39 in galleria, dal costo cresciuto negli anni di ben otto volte e stimato oggi in oltre 6,2 miliardi di euro: 115 milioni di euro al chilometro completamente a carico dei contribuenti.
“Quello del Terzo Valico, come quello della Tav in Valsusa, sono progetti insensati dal punto di vista dell’utilità rispetto agli studi sul flusso delle merci e rispetto al sottoutilizzo e alla completa disattenzione per le linee storiche –dichiarano Edoardo Zanchini e Fabio Dovana, rispettivamente vicepresidente nazionale di Legambiente e presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Dopo gli scandali di questi giorni chiediamo al Governo di fermare immediatamente i cantieri delle grandi opere e di ripensare l’elenco delle infrastrutture strategiche su basi oggettive, dando priorità alla mobilità urbana, locale e pendolare che rappresenta più dell’80% di tutti gli spostamenti. Occorre tornare ad investire seriamente sul trasporto ferroviario pendolare e al contempo ridurre la quota di trasporto merci che viaggia su gomma mettendo ordine nel calderone delle accise e investendo seriamente nella logistica e su progetti, magari più piccoli ma integrati, che risolvano problemi di congestione e di connessione”.
Legambiente traccia in cinque punti la via di uscita dal sistema delle grandi opere, partendo innanzitutto dall’abolizione della Legge Obiettivo, provvedimento che ha connotato il dibattito politico nell’ultimo decennio e che ha cambiato profondamente la visione del tema infrastrutturale nel nostro Paese. Un provvedimento nato per far ripartire la costruzione delle opere pubbliche in Italia dopo Tangentopoli e per fermare (i tante volte ricordati) veti da parte di Enti Locali e ambientalisti, che ha portato invece a investimenti sbagliati, deregulation dei procedimenti autorizzativi, lievitazione dei costi e ritardi nei lavori. Una legge che ha visto nella costruzione di nuove strade, autostrade e grandi opere la priorità infrastrutturale, dimenticandosi del trasporto pendolare e dei grandi nodi urbani, in cui si concentra la domanda di mobilità e la produzione di CO2 e di inquinanti atmosferici. Per Legambiente bisogna poi fermare immediatamente i progetti e i cantieri di grandi opere inutili come il Terzo Valico e l’alta velocità Torino-Lione, ed azzerare i finanziamenti pubblici alle autostrade, a maggior ragione dopo il fallimento annunciato della BreBeMi. L’obiettivo per l’associazione ambientalista deve essere quello di liberare risorse per un serio rilancio del trasporto ferroviario pendolare che porti al raggiungimento di 5 milioni di cittadini trasportati nel 2020 (dagli attuali 2,7 milioni), con un programma decennale che preveda almeno 300 milioni di euro di risorse statali l’anno per l’acquisto di treni regionali. Per ottenere invece una riduzione di almeno il 20% della quota di trasporto merci che viaggia su gomma, Legambiente propone al Governo Renzi di mettere ordine nel sistema delle accise dei trasporti (dove solo le agevolazioni per autotrasporto, aerei e navi, agricoltura valgono oltre 5,6 miliardi di euro ogni anno) e di investire seriamente nella logistica e nell’offerta di servizi efficienti, concorrenziali e integrati, avendo il coraggio di tagliare opere faraoniche puntando invece su piccoli interventi efficaci. Infine, anche alla luce degli ultimi fatti di cronaca, per Legambiente è necessario cancellare il general contractor, vietare i subappalti nei cantieri ed intensificare i controlli attraverso commissioni di controllo specifiche.
“Ogni giorno che passa e ogni metro in più costruito sono soldi sottratti alle vere priorità d’investimento –sottolinea Paola Lugaro, presidente del circolo di Legambiente Val Lemme-. In particolare, per quanto riguarda il Terzo Valico, occorre procedere rapidamente alla nomina del nuovo Commissario Straordinario in sostituzione di Valter Lupi con il compito di decommissionare l’opera ed avviare rapidamente la risistemazione del territorio e la chiusura definitiva dei cantieri. I denari già stanziati siano dirottati al potenziamento del trasporto pendolare, alla sicurezza del territorio, vera emergenza del Paese, e al sostegno delle economie locali, con la messa in pratica di politiche di sviluppo di attività sostenibili e portatrici di occasioni lavorative di qualità”.
5 punti per uscire #fuoridaltunnel della corruzione e delle grandi opere inutili e dannose.
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