52 mila impianti da fonti rinnovabili, 465 Comuni alimentati al 100% da energia elettrica pulita. I numeri del dossier regionale di Legambiente
Oltre 52 mila impianti da fonti rinnovabili in grado di coprire il 48% dei consumi elettrici, 465 Comuni “100% elettrici” dove grazie ad una o più tecnologie da fonti rinnovabili si produce più energia elettrica di quella consumata dalle famiglie residenti. Sono i numeri del dossier Comuni Rinnovabili 2016 – Piemonte e Valle d’Aosta presentati oggi da Legambiente a Torino alla presenza di amministratori e aziende impegnate in campo energetico. All’incontro, in cui è stato fatto il punto sulla diffusione delle energie rinnovabili sul territorio piemontese e valdostano, hanno preso parte il presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta Fabio Dovana, la presidente della Commissione Ambiente della Regione Piemonte Silvana Accossato, il responsabile Comunità e Spazi Locali di Ires Piemonte Fiorenzo Ferlaino, il membro del consiglio di presidenza di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta Gian Piero Godio, il docente del Politecnico di Torino e vicesindaco di Cantalupa (To) Angelo Tartaglia e l’amministratore delegato di ACEA pinerolese industriale Francesco Carcioffo, oltre a numerosi sindaci intervenuti durante la mattinata.
“Il contributo energetico dato dalle fonti rinnovabili in Piemonte e Valle d’Aosta dimostra che oggi è davvero possibile una nuova fase di sviluppo in tutto il nostro Paese –ha dichiarato Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. I Comuni più avanzati in questa rivoluzione dal basso, dimostrano come si debba guardare a un modello energetico sempre più distribuito, pulito, innovativo. A chi amministra le Regioni e i Comuni proponiamo di guardare a queste esperienze, continuando a investire sulle fonti pulite. Alle Regioni chiediamo però regole chiare e stringenti affinché non ci siano distorsioni nello sviluppo di queste fonti. In Piemonte ad esempio siamo ancora in attesa dal 2010 del documento di specificazione delle aree inidonee per la realizzazione di qualsiasi tipo di impianto che utilizza fonti rinnovabili, consentendo invece uno sviluppo ubiquitario e dannoso di alcune fonti, in particolar modo dell’idroelettrico”.
Il dossier Comuni Rinnovabili 2016 – Piemonte e Valle d’Aosta di Legambiente, approfondimento di quello nazionale e a 5 anni dall’ultimo approfondimento regionale dà un quadro della diffusione delle rinnovabili nelle due Regioni e mette in luce le buone pratiche già presenti sul territorio. Un forte cambiamento dal basso, in crescita per tutte le tecnologie, da quelle più tradizionali come il grande e mini idroelettrico, al solare sia termico che fotovoltaico, all’eolico, biomasse solide e gassose e alla geotermia, con particolare riguardo allo sviluppo di piccoli impianti. Un contributo importante che permette alle due Regioni di far parte delle 11 che hanno superato gli obiettivi regionali di contributo energetico da fonti rinnovabili al 2020.
In Piemonte il contributo elettrico delle fonti rinnovabili, rispetto ai consumi 2014, è pari al 54%, con un grosso e importante contributo dal grande idroelettrico, pari al 35% dei consumi regionali. Tra le nuove fonti rinnovabili il solare fotovoltaico e le bioenergie contribuiscono con la fetta più alta alla produzione di energia pulita, entrambe con il 7%, seguiti dal mini idroelettrico con il 5%.
Nelle due Regioni i consumi di oltre 620 mila famiglie residenti vengono di fatto coperti dall’energia elettrica prodotta da pannelli solari fotovoltaici, quelli di oltre 500 mila famiglie dal mini idroelettrico, mentre gli impianti eolici, anche se poco diffusi, soddisfano il fabbisogno di 14 mila famiglie. Dal punto di vista termico, invece, sono tre le realtà in grado di soddisfare i fabbisogni energetici delle famiglie residenti. Si tratta di Morgex (AO), La Thuile (AO) e Castelnuovo Scrivia (AL). Qui a fornire calore sono gli impianti a biomasse connessi alle reti di teleriscaldamento.
Sono diverse le buone pratiche di Comuni e aziende premiate da Legambiente per la particolare attenzione nei confronti dell’innovazione e della sostenibilità ambientale. A partire dal riconoscimento assegnato al piccolissimo comune valdostano di Saint Denis, 385 abitanti. Un territorio già oggi teoricamente autosufficiente, infatti l’energia prodotta dal mix di tecnologie rinnovabili sarebbe sufficiente a coprire il fabbisogno di tutte le utenze del territorio. Tale risultato è raggiunto grazie a 299 kW di pannelli solari fotovoltaici, un impianto eolico da 2,5 MW in grado da solo di produrre energia elettrica necessaria all’intero fabbisogno del territorio comunale, e da uno storico impianto idroelettrico. L’illuminazione pubblica, inoltre, fornita di dispositivi di riduzione dei consumi, è alimentata da impianti fotovoltaici. Grazie a questi risultati nel settembre 2015 il Comune ha ottenuto il certificato gold negli European Energy Award. Ma a distinguersi sono anche il Comune di Saluzzo (CN) per aver realizzato audit energetici su diversi edifici di proprietà comunale oltre ad interventi di riqualificazione energetica sul patrimonio pubblico, il Comune di Cantalupa (TO) per aver avviato un piano di azione orientato all’autosufficienza energetica e volto alla costruzione di una comunità energetica locale, il Comune di Bra (CN) che in questi ultimi anni si è distinto per aver riqualificato i sistemi di illuminazione pubblica con luci LED a basso consumo arrivando a vincere l’Award Ecohitech.
Tra le buone pratiche presenti sul territorio piemontese si distingue anche la società Acea Pinerolese da decenni attiva nella vendita di gas metano e che negli ultimi anni ha mostrato una particolare attenzione nei confronti dell’energia prodotta da fonti rinnovabili. Il settore in cui si è distinta la società è la produzione di biogas dai rifiuti organici raccolti sul territorio della città metropolitana di Torino. La lavorazione dei rifiuti del Polo Ecologico di Pinerolo (To) permette di alimentare un impianto di cogenerazione in grado di produrre l’energia elettrica necessaria all’uso interno e di fornire il teleriscaldamento a parte della città di Pinerolo. La frazione umida estratta da quest’impianto viene, inoltre, sfruttata per produrre compost per l’agricoltura grazie all’aggiunta della frazione verde e al trattamento con aria calda soffiata dal basso. Recentemente l’azienda ha anche deciso di dare una nuova spinta alle rinnovabili implementando sistemi di valorizzazione del biogas per trasformarlo in biometano. Si tratta di una tecnica adottata per la prima volta in Italia e che permetterebbe di alimentare auto o rispondere al fabbisogno domestico di gas per cucina e riscaldamento. Per vedere da vicino questa buona pratica Legambiente ha in programma una visita all’impianto mercoledì 26 ottobre aperta a tutti gli interessati.
Ma a frenare lo sviluppo delle energie rinnovabili restano alcuni scogli di carattere nazionale, da sbloccare. Ecco le proposte di Legambiente:
Liberare l’autoproduzione da fonti rinnovabili, che in Italia oggi è penalizzata, in particolare dopo la riforma delle tariffe elettriche, mentre è vietata la distribuzione locale di energia da fonti rinnovabili persino negli edifici e nei distretti produttivi. Salvo in alcuni Comuni delle Alpi che utilizzano una legge nata per le cooperative energetiche negli anni Venti, e dove questa possibilità ha aperto a innovazioni nella gestione delle reti e nella produzione da fonti rinnovabili di grandissimo interesse e con riduzione dei costi in bolletta. In questa prospettiva si possono creare innovazioni con vantaggi che vanno anche oltre l’aumento della produzione da fonti rinnovabili, rendendo possibili gestioni innovative degli impianti e delle reti che consentono di ridurre i consumi di gas nel riscaldamento e raffrescamento degli edifici (perché si spostano verso usi elettrici legati alle rinnovabili), e analogamente i consumi di carburanti nella mobilità attraverso una spinta al vettore elettrico, anche qui prodotto da rinnovabili.
Regole semplici e trasparenti per i progetti. L’incertezza delle procedure è ancora oggi una delle principali barriere in Italia alla diffusione degli impianti da fonti rinnovabili. Il primo obiettivo concerne la semplificazione degli interventi di piccola taglia, in modo che la realizzazione di un impianto domestico di solare termico e fotovoltaico sui tetti, o di minieolico e geotermia a bassa entalpia, diventi realmente diventare un atto semplice, grazie a informazioni e regole trasparenti, e per questo libero e gratuito. Il secondo obiettivo riguarda, invece, la definizione di criteri trasparenti per gli studi e le valutazioni ambientali specifiche per i diversi impianti, per l’inserimento degli impianti nell’ambiente e nel paesaggio.
Innovazioni nella spinta agli impianti. Le diverse tecnologie rinnovabili sono oggi in una fase di maturità tecnologica tale per cui il loro sviluppo può essere accompagnato con politiche nuove. La prima delle modifiche normative riguarda il mercato elettrico per consentire alle fonti rinnovabili di realizzare contratti a lungo termine attraverso consorzi e aggregazioni di impianti da rinnovabili per superare le oscillazioni della produzione e aprendo alle fonti rinnovabili il mercato della flessibilità. La seconda delle modifiche riguarda gli incentivi alle fonti rinnovabili, sia termiche che elettriche, dove serve finalmente un attenta regia, ridefinizione degli obiettivi e verifica dei risultati e della spesa. Basterebbe eliminare tutti i sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili, e rivedere la tassazione energetica sulla base delle emissioni di CO2 per imprimere una formidabile spinta a rinnovabili e efficienza. Un intervento a costo zero riguarda la possibilità di immettere in rete il biometano, oggi ancora vietata malgrado non esistano ragioni tecniche a impedirlo, come già avviene negli altri paesi europei.
Investire nelle reti è oggi una condizione indispensabile per dare un futuro alla generazione distribuita da fonti rinnovabili. La rete elettrica è, infatti, la spina dorsale del sistema e la condizione per garantire sicurezza nelle gestione di flussi di energia discontinui e bidirezionali su scala locale, nazionale, internazionale. Anche in Italia occorre aprire un confronto sugli interventi fondamentali da realizzare, di connessione interna e internazionale, e da motivare all’interno dello scenario di decarbonizzazione dell’economia. In parallelo è necessario investire per adeguare la rete di distribuzione a questo scenario di generazione distribuita e di accumulo, e poi aprire alla gestione di reti private vincolate a una produzione da fonti rinnovabili.
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