Consumo di suolo: alle porte di Torino un’area pari a quasi 8 campi da calcio interessata dal progetto della catena tedesca della grande distribuzione. Legambiente: “Si riveda la dimensione del progetto e si individui un sito alternativo già compromesso”
Alle porte di Torino potrebbe sorgere il più grande polo logistico italiano della catena di supermercati LIDL. Un hub di oltre 54.000 metri quadri, pari a quasi 8 campi da calcio, con un’altezza di oltre 19 metri per tutta la superficie dell’edificio. In pratica un parallelepipedo da 1.000.000 metri cubi, alto come un palazzo di 6 piani, previsto a Carmagnola (TO) tra via Parrucchetto e via Ceresole. Ad accendere i riflettori sul progetto è Legambiente, allarmata per l’ennesimo insediamento su suolo libero e per il notevole impatto che la struttura potrebbe avere dal punto di vista paesaggistico.
Un progetto che rischia di ridisegnare pesantemente l’orizzonte o, più propriamente, di coprirlo -dichiarano Fabio Dovana e Giorgio Prino, rispettivamente presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta e presidente del circolo Legambiente Il Platano-. In Italia, più che altrove, dovremmo saper e voler salvaguardare il suolo e la bellezza con azioni e politiche concrete. Sembrerà banale ricordarlo ma il suolo è fondamentale nel contrasto ai cambiamenti climatici perché racchiude il più importante stock di carbonio terrestre, un aspetto ancora troppo sottovalutato. Per questo invitiamo la Giunta comunale di Carmagnola e i vertici della catena tedesca della grande distribuzione a dimostrare lungimiranza e amore per il territorio individuando un sito alternativo per l’insediamento, dove il suolo già compromesso ma non più produttivamente utilizzato possa essere riconvertito ad ospitare la logistica, anche a costo di rivedere in parte il progetto e la sua dimensione.
L’area su cui dovrebbe sorgere l’insediamento LIDL, già “destinata” dall’attuale Piano Regolatore del Comune di Carmagnola all’uso industriale, è stata recentemente oggetto di una variante che ha portato l’Indice di Utilizzazione Territoriale dal 30% al 43%, con un’occupazione di suolo diventata quindi pari al 140% di quanto previsto dal PRG. Di conseguenza la Superficie Utile Lorda è passata da 37.000 metri quadri ad oltre 54.000, mentre l’altezza dagli 11 metri previsti dal PRG fino ad oltre 19 metri. Un progetto che avrebbe indubbiamente, per la quantità importante di camion e furgoni che si muoverebbero da e per il sito, pesanti ripercussioni anche sul traffico di Carmagnola: “È presumibile siano state prese in considerazione l’uso dell’autostrada (opportuno ma difficile da imporre e poco gradito a chi deve pagare il casello) e la futura presenza della nuova tangenziale. Sembra che ci siano importanti segnali relativamente alla “Bretella Est”, ma fino al suo completamento, dove passeranno i camion? Un transito veicolare che in ogni caso, anche con la futura viabilità, inciderà ulteriormente sul già pessimo stato dell’aria della nostra città, da anni bollino rosso per i livelli di PM10”, ragiona Giorgio Prino, presidente del circolo Legambiente Il Platano facendo riferimento ai 122 sforamenti (a fronte dei 35 consentiti per legge) registrati dalla Centralina Arpa “I Maggio” di Carmagnola del 2017.
Se solo si continuasse ad edificare seguendo quanto già previsto dai piani regolatori esistenti il Piemonte continuerebbe a perdere suolo fertile ancora per decenni –dichiara Flavia Bianchi, urbanista e membro del consiglio di presidenza di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Oggi abbiamo invece la necessità non solo di evitare che nuovi piani regolatori aggiungano ulteriori aree edificabili ma di far sì che quelli esistenti vengano rivisti cancellando aree edificabili già previste, coniugando in questo modo la sicurezza del territorio con la salvaguardia di zone di prestigio ambientale e paesaggistico. Sarebbe importante che il Sindaco di Carmagnola, in occasione della prossima revisione generale del Piano Regolatore, seguisse l’esempio virtuoso di Matilde Casa, sindaco di Lauriano e Ambientalista dell’anno 2016, che tra i primi ha voluto trasformare terreni edificabili del proprio Comune in terreni agricoli.
Oltre a quello di Lauriano (TO) gli esempi positivi in tal senso in Piemonte non mancano: Avigliana (TO) già negli anni Novanta, negli anni più recenti Rivalta (TO) e Fossano (CN) testimoniano come sia possibile rivedere i piani regolatori, evitando edificazioni inutili già previste. Esperienze che per Legambiente devono essere incentivate e supportate normativamente anche per evitare che si ripetano casi paradossali come quello del sindaco di Lauriano Matilde Casa, denunciata da un privato per abuso d’ufficio per “avere provocato intenzionalmente un danno ingiusto” avendo “trasformato un terreno edificabile in terreno agricolo”. Non un ricorso di tipo amministrativo ma un vero e proprio processo penale che ha portato dapprima ad un rinvio a giudizio e poi alla sentenza d’assoluzione piena del Tribunale di Torino nei confronti del sindaco, del segretario e del tecnico comunale. Un’accusa e un processo, per fortuna con lieto fine, che hanno però avuto del paradossale, essendo l’amministrazione di Lauriano una delle poche e coraggiose che sul territorio ha deciso di ridurre le previsioni edificatorie a favore di un’effettiva tutela del suolo.