Con l’avvicinarsi del periodo più indicato per la potatura degli alberi, crescono le preoccupazioni per pratiche che minano la salute delle piante, non raggiungono gli obiettivi e mettono in pericolo la cittadinanza.
Legambiente ricorda che i criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico, pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 4 aprile 2020, richiedono esplicitamente che l’aggiudicatario debba evitare di praticare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica.
Anche quest’anno, con l’avvicinarsi del periodo delle potature, iniziano a vedersi sul territorio della nostra regione brutture e scempi arborei.
Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, ancora una volta sottolinea come le capitozzature siano una pratica che non garantisce l’ottenimento del risultato cercato a medio termine e che indebolisce le piante, rendendole più soggette a rotture e cadute. In un momento storico in cui gli eventi meteorologici estremi sono in costante aumento di numero e intensità, la capitozzatura aumenta i rischi per la cittadinanza.
“L’albero, anche e soprattutto in città, è un amico prezioso, un bene da preservare e valorizzare – dichiara Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte Valle d’Aosta – Molti sindaci, temendo rotture e cadute, optano per scelte drastiche, tagli e potature violente che ottengono l’effetto opposto e privano i cittadini degli effetti benefici che gli alberi portano con sé.
Una potatura corretta, ove necessaria (non è un obbligo), manterrà l’albero bello ed intatto nelle sue funzioni. Inoltre ne preserverà la salute e lo manterrà in ordine per diverso tempo, a beneficio dell’ambiente urbano e delle finanze della stessa amministrazione. Infatti, lo stesso avrà bisogno negli anni solo di una manutenzione ordinaria, con piccoli interventi di miglioramento e valorizzazione”.
“La capitozzatura – continua Angelo Porta, vice-presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – va sempre ed in ogni caso evitata, è il danno più serio che si possa infliggere ad un albero. Ne mina, tragicamente, la stabilità e la sicurezza; lo affama, rendendolo soggetto a marciumi radicali e possibili crolli; è brutta, se non offensiva, e fa dimenticare la bellezza della natura e l’unicità di ogni specie; non funziona e non può bloccare la crescita della pianta; è costosa perché questi interventi dovranno essere rifatti con frequenza, pressoché annuale. Legambiente, infine, ricorda che i criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico, pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 4 aprile 2020, richiedono esplicitamente che l’aggiudicatario debba evitare di praticare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica”.